Come un messaggio può cambiare una vita

È iniziato tutto da un messaggio su Instagram: “Saresti interessato ad entrare in contatto con il nostro responsabile di Padova?”. A scrivere era una ragazza di un movimento studentesco che avevo iniziato a seguire sui social ed ad apprezzare per il loro impegno: Azione Studentesca.

Ho iniziato in prima superiore ad appassionarmi alla politica; a differenza di molti miei coetanei leggevo i giornali, mi informavo sui vari avvenimenti nei quotidiani e pian piano iniziavo a farmi un’idea personale.

Quando però veniva l’opportunità di esprimere la mia idea negli ambienti in cui mi trovavo (scuola, famiglia, amici), non veniva quasi mai ascoltata e capita, e molti mi etichettavano come “quello razzista” o “quello omofobo”, non lasciando spazio a spiegazioni; non mi sentivo compreso.
Quando ho trovato la pagina di Azione Studentesca mi si è aperto un mondo, ho visto che altre persone condividevano i miei stessi ideali, e li esprimevano senza paura e con abilità. Non ero solo.

Dopo l’incontro avuto con S. è iniziata la mia militanza: fin da subito mi aveva colpito soprattutto l’unione che quel gruppo di ragazzi aveva, perché nonostante avessero età diverse e atteggiamenti diversi, erano tutti accomunati dalla voglia di creare qualcosa di grande insieme, e questa voglia mi è stata trasmessa immediatamente.

In questo primo periodo ho imparato che la militanza non è solo scendere in piazza a manifestare; questo è quello che le persone esterne vedono, ma dietro ciò c’è un grande lavoro.
Mi sono messo in gioco facendo i miei primi striscioni, andando a fare volantinaggi in piazza e affissioni. Queste esperienze sono indelebili nella mia mente, hanno creato un senso di appartenenza indescrivibile, e vivo per continuare a sentire queste emozioni, queste esplosioni.

Mi è stato spesso domandato se tutto ciò avesse un senso, se non stessi sprecando il mio tempo; a cosa serve fare questa fatica?
So solamente che ogni volta che torno in Via Miretto sento un fuoco leggero dentro al cuore che mi spinge a dare sempre il mssimo in quello che faccio, a non ascoltare quelli che vogliono cambiare la mia fede.
Ho imparato a sacrificare parte del mio tempo per attività di militanza, perché col tempo ho capito che la soddisfazione profonda che ottengo dopo aver fatto uno striscione o un volantinaggio, non la trovo in nient’altro, e ne vale ogni secondo.

Sono passati solo 10 mesi da quando tutto questo è iniziato, ma posso già dire che quel messaggio su instagram mi ha svegliato, ha evitato che io fossi “come tutti gli altri”.

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