Halloween Oltre Halloween

Finisce ottobre e, puntuale come l’afa padana d’estate, il magico mondo dei social network più o meno “conservatore” (qualsiasi cosa questa parola voglia dire) è preso dalle convulsioni. Prontamente accantonate le crisi geopolitiche in pieno svolgimento a meno di duemila chilometri da casa, prontamente accantonate le bandiere dai colori biancazzurri (non della SS Lazio), il patriota medio si cala in trincea, elmetto e smartphone, in nome della Sacra Fede.

Per difendere la famiglia? Per affermare la Dottrina Sociale della Chiesa? Per riscoprire la dimensione cristiana ed evangelica della Terra Santa?
Niente di tutto questo. Di fine ottobre il patriota conservatore, a difesa di Chiesa e Stato si schiera risoluto contro… Halloween.

Sfoderando le spade contro una dimensione “satanica” e innalzando le bandiere per la “vita”, gli improvvidi commentatori si contrappongono frontalmente a una tradizione davvero antica. Più che meramente antica, sarebbe da dire ancestrale.

Così come ancestrali sono le tradizioni del Panevin o della Vecia, che in giro per l’alta Italia viene bruciata tra il 6 gennaio (accelerazione del moto solare) e il 21 marzo (equinozio di Primavera). Anche qui le origini solari sono più che evidenti e non c’è bisogno alcuno di fare isterie pseudoreligiose per negare le nostre radici più antiche.

Quella di Halloween è una festa che, al di là della variante grottescamente consumistica, è densa di riferimenti, di tradizioni condivise in tutta l’Europa, e in modo particolarmente fecondo in Veneto. Se ne possono tracciare infiniti esempi, ma basta citare gli esempi della Suca Baruca, della Lumera o della Lumassa, il piatto dei morti, le feste del raccolto degli agricoltori, e l’elenco potrebbe continuare molto a lungo.

D’altronde, basta avere una conoscenza almeno sommaria della tradizione e dei ritmi della terra per rendersene conto. A fine ottobre, finisce improvvisamente il giorno. Non si scherza più, è arrivata la notte, è arrivato il freddo. È finito il tempo dell’abbondanza, i campi sono spogli, sono brulli. Abbiamo seminato, ma bisogna fidarsi che i semi fruttifichino, ma non lo sappiamo veramente.
In questo contesto, è normale che i pensieri si facciano più lenti, che il MUNDUS, la fossa umida, la bocca del mondo dei morti, sia più vicina. I Santi, i Morti, i teschi sbiancati dal tempo, la luce tremula, la nebbia fitta. E i morti sono una parte ineliminabile della vita, lo è la morte, e non ha senso averne il rifiuto.

Più in generale, la fine di ottobre e l’inizio di novembre sono un periodo particolare nella cosmogonia e tutte le tradizioni e le religioni ne prendono atto. Sia che si creda nel Cristo Risorto, sia che si aderisca al perennialismo, non c’è bisogno di scadere nel relativismo culturale per rendersene conto. Il mondo è stato creato con una sua musica intrinseca, e questa musica in questo periodo dell’anno assume un ritmo più lento e solenne.

Non solo per motivi atmosferici, ma in preparazione all’inizio della notte spirituale che precede il Solstizio e il Natale, la Chiesa ha collocato in questo stesso periodo le due ricorrenze di chi ci ha preceduto nel cammino della vita: Ognissanti, il primo novembre, e la Commemorazione dei Fedeli defunti, il due novembre. Il popolo di Dio ancora sulla terra si confronta con chi ci è stato prima, con la memoria che non svanisce, con le anime affidate alla divina misericordia.

E Halloween, che in inglese medievale non significa altro che la Vigilia di Ognissanti, si inserisce esattamente in questo atteggiamento di vicinanza affettuosa, di legami che palpitano tra vecchie croci del cimitero locale. Dove riposano i nostri morti che abbiamo conosciuto da bambini, ma anche dove riposano i loro vecchi, e i padri dei loro padri. Fino In un passaggio della memoria che invera più profondamente che mai il significato di Tradizione.

Certamente, per una parte che si fregia di portare avanti una “visione spirituale della vita” è doveroso constatare e contestare la degenerazione commerciale e istericamente consumistica di una ricorrenza che, pur non essendo centrale in un contesto tradizionale e religioso, è nondimeno presente e significativa. Ma disconoscere le radici profonde (che non gelano?) di un momento di tradizionale raccoglimento è una degenerazione, speculare e forse tutto sommato simile, di una fede che è diventata semplicemente uno strumento per fare retorica grossolana.

Attenzione però. Ricordare i morti, sentirli vicini, interagirci con loro, sia nel modo consumistico (meno buono), sia nel modo spirituale (senz’altro positivo), deve essere fatto con spirito lieto ma portato verso l’alto, non verso una componente infera che comunque non si può negare.

Celebriamo dunque Halloween, commemoriamo i Morti, veneriamo i Santi. E, per la nostra Nazione, questo periodo può chiudersi simbolicamente con la memoria della Vittoria e dei Suoi caduti.

Celebriamo, e abbracciamo le nostre tradizioni interrotte.

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