Musica, Maestro!

Salvini al Papeete, immigrati e ministri che dai barconi di ONG più o meno dubbie cantano “Bella Ciao”, alleanza che porta al governo, per la quarta volta negli ultimi cinque anni, un partito non eletto dal popolo. Sempre la solita musica.

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E le somiglianze con il mondo della musica non si fermano qui, visto che questo governo prenderà forma solo dopo che la piattaforma Rousseau darà il suo giudizio: il paragone, purtroppo, non sta nella nota passione per la composizione del famoso filosofo francese, ma nel fatto che il voto online dei penta stellati ricorda molto il televoto di Sanremo, sia per la simile attendibilità, che per l’effettiva utilità di tale mezzo.

Ed eccoci qui, dunque, a commentare sconsolati quello che non si capisce bene se sia un melodramma o un’opera buffa: il Conte bis o meglio Conte II (per far contento anche Zingaretti, che davanti alle telecamere ha promesso un governo “diverso”, ma a questo punto poteva andare a Milano e cercare di contrattare un cambio di panchina con il quasi omonimo Antonio).

Settimane fa era nell’aria, ma nessuno voleva crederci davvero, che fosse possibile farsi beffe degli italiani fino a questo punto. E invece. Per non farci mancare nulla, torna alla ribalta pure Renzi, lui che non solo doveva dimettersi per sempre dai ruoli istituzionali, ma che addirittura aveva promesso di smettere di fare politica.

È svilente osservare (poiché altro non ci è dato fare) in quanti, oltre al mai troppo preso in causa Renzi, siano stati capaci di mettere da parte la dignità per una comoda poltrona, l’onore per “qualche dollaro in più”. Zingaretti è riuscito a mandare giù l’astio nei confronti del Matteo piddino pur di salire al governo, Di Maio nel giro di un mese ha già archiviato la pratica Lega, cambiando diametralmente linea su molti temi anche molto importanti, quali lavoro, immigrazione e sicurezza. Almeno Grillo è sempre rimasto fedele a se stesso, dimostrandosi una volta di più un ottimo pagliaccio e apparendo ora anche più a suo agio, essendo passato dal Carroccio al carrozzone della poltrona; inoltre grazie a lui possiamo sentirci sempre al già citato Festival della Canzone Italiana, sia per i siparietti imbarazzanti, che per il “dirige l’orchestra il maestro Beppe…” Vessicchio di solito, ma in fondo un Beppe vale l’altro.
Tuttavia, anche in mezzo a questo degrado, è doveroso ricordare l’onestà di Carlo Calenda, che ha preferito uscire dal PD e rinunciare ad un possibile incarico che allearsi con quelli che ha sempre ritenuto avversari politici.

Per il resto, però, è insalvabile.

Mattarella che, pur avendo sotto gli occhi il fatto che gli italiani non vogliono questo governo, non batte ciglio e dà l’incarico di trovare i ministri all’avvocato del popolo, l’ineffabile Giuseppe Conte, il quale rinuncia all’appellativo datosi un anno fa e accetta volentieri di creare un governo salva poltrone e di diventare l’avvocato sì, ma di Bruxelles e della Merkel. Non si riferivano forse all’odierna situazione italiana David Bowie e i Queen quando cantavano “Under pressure”, ma le parole “sotto pressione” davvero descrivono bene quale sia il vero rapporto tra l’Italia e le potenze europee, le quali si sono adoperate a tal punto in favore della nostra nazione, da scegliere direttamente loro chi dovesse andare al potere, scegliendo premurosamente senza farci perdere tempo per andare a votare. Dopo tutto l’aveva fatto presente Günther Oettinger, che i mercati avrebbero “insegnato” all’Italia come votare.

Mercoledì Conte scioglierà la riserva e si avrà finalmente il tanto sospirato nuovo esecutivo; un’ultima canzone prima di allora ce la regala il buon Lucio Dalla: “L’ora di piangere”.

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