Agoghé: nella Comunità, la Libertà

Il 26, il 27 e il 28 Luglio si è svolta, a Badia Prataglia in provincia di Arezzo, la III edizione di Agoghé, il campo nazionale di Azione Studentesca e, più in generale, dei giovani identitari. Quest’anno, per la prima volta, no della comunità di Padova “La Contea” non abbiamo potuto partecipare, per una serie di motivi: lavoro estivo, fine del ciclo di studi, viaggi studio programmati da tempo. Razionalmente, tutto questo non sarebbe motivo di disappunto, ma non siamo esseri solo e completamente razionali. Permane quindi un sentimento di mancanza, di incompletezza, nel rimanere a casa nell’ultimo fine settimana di Luglio. Un sentimento di inadeguatezza.
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Da cosa è causato il sentimento di inadeguatezza nel non andare ad Agoghé?
Ci sono naturalmente più risposte possibili. Divertirsi in campeggio è la risposta più immediata, e in effetti – pioggia a parte – è normale aspettarsi di stare all’aria aperta, di dormire quasi sulla nuda terra, di avvicinarsi alla natura più di quanto non sia soliti fare durante l’anno.
Il campeggio è libertà per molti, che soffrono la costrizione delle mura domestiche e, forse soprattutto, dell’opprimente, noiosa routine quotidiana, sempre identica a sé stessa. Che si studi o che si lavori, sempre alla stessa ora bisogna alzarsi, sempre gli stessi orari si devono rispettare, e siamo sempre ingabbiati in schemi relazionali e comportamentali che spesso non si sentono propri.
Il campeggio permette una sua propria dimensione, più libera, più rilassata: non solo, in vacanza, gli orari sono liberi, ma scompare anche il senso di oppressione di quattro mura e di eventuali inferriate, per chi lo avverte, e dormire avvolti in un sacco a pelo è una liberazione per chi si sente a disagio nel dormire a metri e metri dal terreno, ulteriormente rialzati da uno scomodo letto.
C’è anche chi, nel campeggio, ricerca una sua scomodità, un modo per sottoporsi a parziale e provvisorio contrappasso rispetto alle strabordanti comodità di cui si gode durante l’anno.
Pertanto il campeggio in sé è una possibile risposta al desiderio di partecipare a un campo del genere. E però un camping nel Casentino, per chi vive distante, può non essere la scelta più logica. Che si ami la montagna o, a maggior ragione, il mare, ci sono decine di soluzioni diverse e, francamente, più abbordabili.
Quindi va ricercato un motivo, se non diverso, almeno aggiuntivo e complementare per motivare la partecipazione al campo.
Agoghé è un campo studentesco, ed è organizzato da Azione Studentesca. Quindi, chi studia nelle scuole e nell’università è chiamato direttamente a parteciparvi, a dibattere sulla scuola, a ragionare. E in effetti lo si fa, ad Agoghé si impostano le battaglie del prossimo anno tra le mura di scuola. Tutto questo è vero, ma non è sufficiente: ad Agoghé non si parla solo di scuola, e, comunque, tantisismi partecipanti hanno lasciato il mondo dello studio, anche da molti anni. Diciassette anni per tutta la vita è un motto splendido, ma ignorato dalle carte di identità. Sembra quindi che essere (stati?) studenti costituisca un richiamo diretto, ma non esclusivio; in altre parole, non è perché si è (stati) studenti che si è lì. O almeno non solo per questo.
Bisogna quindi trovare un ulteriore elemento che motivi il desiderio di partecipare e, di converso, il malumore nel non partecipare ad Agoghé, soprattutto se questi desiderio e malumore coinvolgono persone che ormai hanno una certa età.
In effetti, e qui forse cominciamo ad avvicinarci al problema, Agoghé non è un campo organizzato da una sorta di O.N.L.U.S., da un’organizzazione “qualsiasi” o, peggio, neutrale. Al contrario, è un campo organizzato da Azione Studentesca. Azione Studentesca è un movimento politico di tipo particolare, è

Il movimento degli studenti non conformi che vogliono difendere i propri diritti nel nome dell’identità nazionale, della socialità e della Tradizione.

Quindi, come si può desumere, è un movimento studentesco afferente all’area politico-ideologica della Destra Sociale. Azione Studentesca è, insomma, una delle manifestazioni organizzate di una visione del mondo alla quale la nostra comunità aderisce. Di più, Azione Studentesca è uno dei bracci attraverso cui si estrinsecano la nostra militanza e la nostra azione: militanza studentesca, giovanile, culturale, e politica in senso lato. Insomma, Azione Studentesca è uno dei nostri orizzonti, e le persone che vi si recano sono la nostra gente, la nostra comunità, sia pure a livello mediato e nazionale, e non immediato e locale. Ma, per la gente in sé, ci si può organizzare. Si fanno dei viaggi, si organizzano appuntamenti tra diverse comunità, ci si incontra ai concerti. A volte si va in vacanza assieme e non è nemmeno raro che nascano delle frequentazioni sentimentali. In sé e per sé, se l’obiettivo è solo la “gente”, i militanti, non c’è realmente bisogno di partecipare a un campo. Un campo che, in linea ed armonia con il modo di porsi della Destra sociale, ha un andamento serrato, fortemente strutturato, quasi severo. Si fa in modo che non ci siano le identità locali, e tutti si viene accomunati con la stessa maglietta, secondo l’ordine gerarchico: i dirigenti nazionali, i responsabili delle comunità e lo staff sono distinti dai ranghi dei militanti di base, i quali hanno il compito, per il buon andamento del campo, di ottemperare alle indicazioni che vengono loro date. Il campo poi è pieno di cose da fare, ben scadenzate, e solo raramente c’è un momento di riposo: conferenze, commissioni, allenamenti, tornei di calcetto, escursioni riempiono le giornate, assieme ai necessari turni per attendere alle incombenze di un gruppo così grande di persone. Insomma, a prima vista è l’antitesi della libertà alla quale generalmente si anela quando si va in un campeggio. Certamente ci si riesce a immergere nella natura, tra le escursioni e gli Appennini, così belli, eppure così diversi dalle nostre Dolomiti; ma è un’immersione controllata, che richiede presenza di spirito e non svago nella sua forma più immediata. Il campo è anche molto diverso dal classico appuntamento estivo di tipo politico, che di solito viene ospitato in qualche struttura balneare, con parecchie comodità e un atteggiamento rilassato e, occasionalmente, complottistico.https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/20431186_1950499158553607_8184906080495839942_n.jpg?_nc_cat=101&_nc_oc=AQmLwNArEhjxGXl5gpqsfp-k-uN0HGsNGnlmpSb5iTRyTkD4gK0UgVD5rOai5pgAIgOAyHK-U8dJ6fK2qM_21U-q&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=63f36d34009f59e189159b9bb6bb7cb6&oe=5DAA5C48
Ma qui vengono in aiuto i nostri padri, ricordandoci che la libertà concreta, calata in quella che è la vera realtà dell’individuo, non è data che dal prendere tutti i suoi sforzi e cercare di metterli in relazione gli uni con gli altri. Contraria all’individualismo, la concezione corretta è per lo Stato o, più in piccolo, per la Comunità; ed è per l’individuo in quanto esso si esprime con e attraverso la Comunità, che per sua natura è fondata sulla partecipazione di tutti o, semplicemente, non è.
Si torna quindi al punto iniziale: è in nome della libertà che proviamo il desiderio di aver partecipato al campo, è in nome della libertà che aderiamo a un movimento, e a una serie di organizzazioni, che sono gerarchici, che seguono passo passo i singoli, che garantisce che ogni aderente abbia la possibilità di esprimersi, di contribuire, e che non sarà mai lasciato solo: è in nome della sola libertà che consenta allo sforzo di ciascuno di essere moltiplicato e, così come il Soldato trova la sua realizzazione nel reggimento, noi Militanti troviamo la massima efficacia della nostra azione nella Comunità, e nel momento in cui essa prende una Forma, prende vita, respira, si muove: nel campo militante di Agoghé.

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