Medio Oriente, dove la diplomazia finisce

Fino a poco tempo fa, la più grande minaccia comunemente avvertita dalla gens occidentale, era il neonato stato Islamico (الدولة الإسلامية في العراق والشام‎ ad-Dawlah al-Islāmiyah fī ‘l-ʿIrāq wa-sh-Shām, abbreviato in ISIS o Daesh); il sedicente califfato dell’Isis sorge(va) in quelle terre martoriate tra Iraq e quella che si definisce Siria (ammesso che esista ancora un lembo di terra dove tale stato eserciti la propria piena sovranità). Il nuovo “stato” islamico, invece di durare in eterno nella propria versione della Fukuyamiana fine della storia, è stato lentamente ma inesorabilmente annichilito dall’intervento iraniano e russo e con il concorso di un’alleanza di varie nazioni, chiamata in aiuto, per assolutamente e unicamente rimuovere la “minaccia” e riportare la democrazia.

Trumputin

Spoiler: tali tautologiche richieste d`aiuto sono state palesate e recepite principalmente dalla volontà del presidente americano di turno.

Altro spoiler: nessuno Stato interviene senza interessi.

Per farla breve, Assad, l’unico esponente di un governo legittimo, è diventato nell’immaginifica propaganda di marca occidentale (solo limitatamente europea) il despota di turno e è riuscito a salvarsi solo grazie il supporto Russo, costatogli la concessione di una base militare nel Mediterraneo e qualche altra frivolezza. I simpatici amici Sauditi, vedendo la situazione complicata, hanno approfittato dell’occasione per scombinare ulteriormente le cose con tutti: alleandosi con l’occidente, finanziando l’Isis, massacrando Yemeniti nel tempo libero e continuando a trattare le donne col massimo rispetto: ora grazie alle pressioni occidentali le estroverse e scostumate ragazze saudite possono pure guidare. Ma guarda te dove a volte il progresso dove ci porta.

Tutte le cose avvengono per una regione si sa.

Generalmente l’Alsazia-Lorena.

Ma la Siria in questo caso è l`eccezione che conferma la regola.

Essendo la balcanizzazione uno sport tipico anche della penisola Arabica, a complicare le cose in Yemen ed in Siria, ci si sono messi pure quei santoni degli Iraniani, che sembrava brutto non partecipare alla festa.

Inizialmente, i persiani si sono schierati simpaticamente a difesa delle uniche vere vittime di questa storia (i Curdi), strizzando l’occhio a  Barack Obama, che tra un colpo di stato nella zona e un bombardamento ogni tanto trovava tempo libero, e alla Mogherini (poco da dire, di cose non ne ha fatte molte, ma sulla questione dell’accordo sul nucleare iraniano è stata quasi ineccepibile) per trovare un accordo su come costruire bombe senza morire di fame (quindi togliere le sanzioni che gravavano pesantemente sull`economia Timurride), ma ciò ha portato l’Iran ad esportare di più l’unica cosa che possiede: il petrolio.

Il prezzo del greggio si è inspiegabilmente abbassato e il Venezuela ha iniziato ad inflazionare la moneta. Cose che capitano.

I Sauditi, che palesemente non erano stati interpellati, un po’ si erano scocciati, e si sono irritati ancora di più vedendo i loro portafogli sgonfiarsi; chi ha una moglie poco parsimoniosa può immedesimarsi meglio nel dolore di non poter mantenere la 19esima moglie. Per rifarsi un po’, i Principi si diedero al racket delle armi, dei missili e delle mine antiuomo. Lo Yemen li ringrazia tutt’ora. Cosa non si fa per il nome di Dio, il Misericordioso, il Compassionevole.

Tuttavia, a scombinare i piani dei sedicenti esecutori della provvidenza del Profeta (la Pace su di Lui), arriva niente di meno che la versione imbronciata e subdola del Grande Lebowski, che in suo onore ben si merita il soprannome di Trumpo. Non essendo scemo, il neo eletto presidente ‘mericano cerca di defilarsi da tutto e tutti, vuole essere lasciato in pace a prendersi a mazzate con la Cina, compito assai gravoso. L’UE non capisce, l’Iran si stupisce e l`Arabia per non saper né leggere né scrivere ammazza il giornalista progressista Jamal Khashoggi. Coincidenze?

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Io non credo.

Ormai la Siria è uno sfacelo irrecuperabile, i Sauditi sono intoccabili e quindi gli USA se la prendono con l’Iran, subito dopo aver riconosciuto Gerusalemme capitale di Israele.

L’Europa, sempre molto svelta nelle scelte, si rende conto delle disastrose condizioni del Medio Oriente e dei danni che ne derivano, ma solo dopo che Orban si mette ad erigere un muro con la Serbia per evitare che la moda di balcanizzare il mondo e farsi esplodere venisse emigrata, cioè mi correggo, esportata, anche qui in Europa.

Era chiaramente il segretario di Fidesz che non aveva capito nulla della globalizzazione, ah poveri Ungheresi della Transilvania.

Tuttavia la speranza, si sa, divampa, e la Mogherini all’inizio del 2018 finalmente sfrutta i suoi grandi ed illimitati poteri di Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Riuscendo a muovere alcune carte, convince chi di dovere che se l’Iran non arriva all’atomica magari è più facilmente gestibile. Miracolosamente, neanche a farlo apposta, viene ascoltata, e ora le trattative sono in corso, confidando nelle abilità diplomatiche dei nostri rappresentanti. “Ai posteri l’ardua sentenza” sui risultati.

Per il momento chi guadagna qualcosa è ovviamente Israele che si intasca il Golan senza che nessuno fiati.

Conclusioni: la Siria, l`Iraq e lo Yemen sono campi di battaglia, la Palestina e il Libano sono tiranneggiati da Israele (Hezbollah permettendo), la Giordania è un campo profughi, l`Arabia continua a finanziare terroristi, la Turchia continua a massacrare i Curdi e a lottare per qualche pezzo di Siria, che non sia mai la nuova alba di un impero Ottomano 2.0, l’Iran come sempre minaccia il grande Satana e i sionisti ponendosi a difesa di un mondo mussulmano sunnita che non lo vuole in quanto sciita.

Noi abbiamo imparato la lezione e quindi continuiamo coerentemente a cercare l’accordo con Haftar in Libia.

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